Neulenker bei der Weiterbildung

Domande sulla formazione in due fasi

Necessità di agire

È necessario intervenire per ridurre il rischio d’incidente dei neopatentati?

La popolazione e gli enti direttamente interessati dalle attività statali si chiedono giustamente: occorre intervenire per ridurre il rischio d’incidente dei conducenti di veicoli nei primi tre anni dopo l’abilitazione alla guida? Le misure destinate a condizionare il comportamento dei neopatentati sono giustificate?

Carico d’incidenti superiore alla media

I giovani passeggeri d’automobile presentano un rischio d’incidente 2,5 volte più elevato della media della popolazione complessiva. Il rischio d’incidente dei giovani uomini, al netto dei chilometri svolti, è notevolmente superiore rispetto a quello degli uomini tra i 40 e 50 anni (upi, 2013). Secondo le analisi empiriche dell’upi i principali gruppi causali che riguardano gli incidenti dei giovani sono rappresentati dal rischio principianti (esiguo grado di esperienza caratterizzata da poca routine e pochi automatismi), e dal rischio giovani (tendenza a guidare in modo rischioso).

Rischio determinato dall’età

Il rischio sopraelevato d’incidente nei primi cinque a dieci anni da conducenti di veicoli è principalmente riconducibile all’età e alla poca dimestichezza con la guida. Se si intende ridurre il lasso di tempo con rischio d’incidente sopraelevato, l’attenzione non va solo rivolta ai specifici gruppi a rischio. Saranno necessarie delle misure che si indirizzano a tutti i neopatentati.

Apprendimento permanente anche in materia di circolazione

Benché l’abilitazione alla guida rappresenti l’esame finale per i conducenti, con ciò il processo d’apprendimento è ben lungo dal concludersi. Come abbiamo accennato più in alto la routine e gli automatismi si acquisiscono solo con il passare degli anni e la relativa pratica di guida. Anche i conducenti di veicoli devono apprendere su tutto l’arco della vita affinché riescano a tenere il passo con le continue modifiche sul piano tecnico, costruttivo e giuridico.


Riflessioni pedagogiche

La formazione complementare correlata all’inasprimento sanzionatorio riesce ad rafforzare l’effetto preventivo?

Se il titolare di una licenza di condurre in prova infrange le norme della circolazione stradale, rischia la revoca della licenza e quindi la proroga di un anno del periodo di prova. Una seconda infrazione comporta la revoca della licenza (art.15a cpv. 3-4 LCStr). Il periodo di prova di tre anni fino all’ottenimento della licenza di condurre definitiva è stato correlato a delle misure pedagogiche che mirano a rafforzare l’effetto del condizionamento esercitato sui neopatentati.

Non esistono dubbi sull’importanza della fase di prova correlata all’inasprimento sanzionatorio. Ciononostante le misure pedagogiche sono tuttora giustificate?

L’upi comprova nella sua valutazione che la fase di prova correlata a delle misure pedagogiche rappresenta una misura preventiva significativa. Anche se gli effetti sulla sicurezza dei corsi FC non hanno potuto essere confermati nella misura attesa, l’upi raccomanda di ottimizzare i corsi FC. Come l’upi anche le autorità di esecuzione ritengono che entrambe le misure siano essenziali: le sanzioni come anche la formazione complementare. Ciò può essere giustificato nel modo seguente:

Trarre profitto dalle cognizioni pedagogiche

Dal punto di vista pedagogico, le ripetizioni, gli approfondimenti e le analisi delle esperienze fatte rappresentano nella prassi degli elementi centrali dell’apprendimento. Queste cognizioni possono anche essere applicate alla formazione di guida.

Promuovere la disposizione all’autoriflessione

La guida dovrebbe essere valutata piuttosto come un comportamento sociale e non solo come un’attività manuale, questa è la recente tesi della psicologa della circolazione Jacqueline Bächli, che è attiva da tanti anni nella diagnostica di utenti della strada insoliti. A questo scopo i conducenti devono imparare a riflettere sul proprio comportamento di guida per poterne dedurre le rispettive conseguenze. Ciò viene elaborato ed esercitato, individualmente ed in gruppi, durante la formazione in due fasi in diverse unità d’apprendimento.

Prime esperienze, ma non ancora affermati

I giovani conducenti hanno una certa esperienza di guida, ma in genere non hanno ancora un comportamento di guida addestrato. Se si svolgessero i corsi FC il più presto possibile dopo l’esame di abilitazione alla guida, si otterrebbero delle condizioni favorevoli per motivare i neopatentati a riflettere il loro comportamento nella circolazione insieme agli altri interessati della stessa età approfittando in questo modo dell’effetto di gruppo.

Colmare le lacune di conoscenza

Nei corsi FC si manifesta che perfino i neopatentati che non hanno commesso delle infrazioni stradali spesso non riescono più a citare e a applicare delle nozioni elementari che hanno acquisito durante la loro prima fase d’apprendimento. I corsi FC offrono la possibilità di tornare su certi argomenti per potere magari chiudere delle lacune conoscitive.


Un quadro completo?

Le conoscenze finora acquisite sono sufficienti per un giudizio definitivo?

I risultati ottenuti finora sono sufficienti per formulare già adesso un giudizio finale sulla formazione in due fasi? Due argomenti inducono a negare questo quesito. 1. I neopatentati con una licenza di condurre in prova sono presenti solo dal 2010. Dunque le conclusioni sul nuovo sistema possono essere tratte solo dai dati provenienti dagli anni 2010, 2011 e 2012. 2. Il sondaggio sull’atteggiamento dei neopatentati si è svolto durante il periodo d’implementazione della formazione in due fasi. Le valutazioni possono ergo risentire dell’effetto della formazione supplementare e non si può escludere una presa di posizione tendenziosa.

Dei risultati affidabili possono essere ottenuti soltanto se la valutazione si protraesse per un periodo prolungato. Inoltre il sondaggio andrebbe perfezionato e parzialmente ridefinito, dato che il rapporto dell’upi mostra dei limiti nell’analisi dell’efficacia della formazione. Da un lato sono state rivelate delle lacune nella raccolta dei dati. Le statistiche degli incidenti, sulle quali si basa l’analisi dell’efficacia, p. es. non distingue tra le licenze di condurre a tempo illimitato e quelle in prova. D’altronde sono emerse delle incertezze relative alla modellazione dell’analisi dell’incidentalità. In altre parole: è oltremodo difficile, riuscire a considerare l’effetto della formazione in due fasi in modo isolato dalle tendenze generali di sicurezza.

Ottimizzare invece di desistere

I risultati della valutazione, che in certi punti non corrispondono ancora alle intenzioni del legislatore, vanno interpretati come impulso a ottimizzare soprattutto i corsi di formazione complementari, e non come un segnale d’abbandono del progetto. I lavori in corso e la possibilità di accrescere le conoscenze in materia di comportamento di guida e del condizionamento dei neopatentati, verrebbero abbandonati a metà strada se la mozione venisse adottata.

Riesaminare gli obiettivi, le domande e gli indicatori

Invece di interrompere la formazione complementare in base agli obiettivi non completamente raggiunti, o magari troppo elevati, andrebbe considerata l’alternativa, che consiste nel adattare gli obiettivi delle future valutazioni, rispettivamente gli indicatori e le domande della valutazione dei risultati alle conoscenze finora acquisite.


Garanzia della qualità

Dove ci manifestano delle opportunità di miglioramento?

La formazione in due fasi è stata creata ex novo, su incarico dell’Ufficio federale delle strade, tramite un processo partecipativo nel quale sono stati coinvolti differenti interessati della formazione di guida e della prevenzione infortuni, in diverse tappe dal 1999 fino al 2004, senza esperienze precedenti con simili misure. Degli offerenti privati hanno poi sviluppato delle proposte di corsi sulle basi giuridiche emanate nel 2004 e tuttora valide, fornito l’infrastruttura necessaria a tale scopo e hanno istruito dei animatori per impartire i corsi.

Garanzia e miglioramento della qualità

Dall’entrata in vigore delle nuove disposizioni, gli organizzatori di corso e i centri di formazione hanno continuato a sviluppare la formazione in due fasi, collaborando con la garanzia della qualità, in un processo continuo nel quadro delle basi giuridiche vigenti.

Competenze dei animatori

Quando i primi risultati provvisori della valutazione effettuata dall’upi ha consentito di scorgere dei problemi nell’ambito della qualità della moderazione dei corsi FC, la commissione della garanzia della qualità dell’asa ha istituito l’11.5.2011 un gruppo di lavoro dedicato alle competenze dei animatori con l’incarico di elaborare delle proposte di miglioramento. In una prima fase lavorativa è stato chiesto il parere degli organizzatori di corsi tramite un ulteriore analisi (interviste qualitative con domande aperte) a complemento di quelle già svolte dall’upi.


Opportunità di miglioramento

I risultati principali che sono emersi dalle ulteriori analisi sono i seguenti: il successo dei corsi FC dipende in sostanza dai animatori. I criteri di selezione nel reclutamento di nuovi animatori sono limitati (per quanto concerne i maestri conducenti). Esiste un grande potenziale di miglioramento nella formazione di base e continua dei animatori.

Migliorare la competenza dei animatori

In base ai risultati delle valutazioni e alle conoscenze ottenute dalla prassi sono risultati dei requisiti per quanto riguarda il contenuto della formazione periodica dei animatori (catalogo dei temi in tedesco, catalogo dei temi in francese). La garanzia della qualità che finora sorvegliava soprattutto la conformità dei requisiti giuridici ha allargato i criteri di valutazione includendo anche gli aspetti metodici e contenutistici. Gli audit dei corsi sono già stati adattati in tal senso.

Il gruppo di lavoro aveva sottoposto alla valutazione una serie di ulteriori proposte per migliorare la competenza di moderazione, l’attuazione però ha dovuto essere rinviata a causa della mozione che attualmente è discussa in Parlamento.